Figlio di una società che lo eleva in quanto artista e lo emargina in quanto uomo, le sue produzioni sono espressione del disagio sociale condiviso dalla comunità nera. Le sue, opere autobiografiche: non una denuncia ad una realtà che non gli appartiene, ma il racconto di una vita. Vittime sociali che nella sua arte divengono eroi: la parola d’ordine: riscatto. L’aver sensibilizzato è la stretta conseguenza, seppur, forse, involontaria.

Attivo sul versante della sensibilizzazione, Basquiat si inserisce in un contesto molto più ampio. Tanti gli artisti che, come lui, non hanno abbandonato le minoranze sul fondo, hanno deciso di porre un riflettore sulle realtà più delicate.

Tra questi:

• Keith Haring, amico fraterno dell’artista, con il suo Pop Shop i cui ricavati erano destinati alla sua fondazione per la lotta contro l’AIDS;

• Shirin Neshat, con la sua campagna fotografica sulle donne della religione islamica;

• Marina Abramovic, che denuncia il coinvolgimento dei bambini nella guerra;

• L’anonimo Banksy, sempre in prima linea nell’attivismo sociale e politico;

• Gericault, volendo andare più indietro nel tempo, con la sua Zattera della Medusa.